10 agosto, la notte di San Lorenzo

Dove il cielo si apre, i desideri trovano la loro scia.

RIFLESSIONI

by Martin J. Osburton

8/10/20251 min leggere

Il calendario dice 10 agosto; la tradizione, ostinata, chiama queste scie “lacrime”. È il rito annuale del desiderio: si alza lo sguardo, si aspetta il lampo, si sussurra ciò che non si ha il coraggio di dire ad alta voce. In Italia lo leghiamo da secoli a questa notte — memoria, anche, di una celebre poesia — ma lo sciame è visibile per settimane, non solo oggi. Perseidi, attive da metà luglio a fine agosto: d’accordo, la poesia non ha fretta.

Quest’anno il cielo ha l’umore lunatico. La Luna è stata piena il 9 agosto e resterà impicciona per qualche notte, sbiancando le scie più deboli. Il picco vero arriverà tra il 12 e il 13 agosto, ma con luce invadente: meglio non aspettarsi fuochi d’artificio continui, bensì pochi segni netti, quasi ostinati. Che poi è quello che serve: un segnale, non un assalto.

La prosa del cosmo è più affascinante della poesia: non stelle che “cadono”, ma granelli di cometa. Detriti della 109P/Swift‑Tuttle che la Terra intercetta ogni estate; entrando in atmosfera, si incendiano e, per un istante, scrivono una riga di luce sotto la costellazione di Perseo. Ecco perché si chiamano così. (Sì, lo so: sapere come funziona non rovina la magia, la affila.)

Istruzioni per l’uso del cielo. Niente telescopi, solo pazienza. Vai dove il buio è buio davvero, stenditi, lascia riposare gli occhi (dieci, quindici minuti), guarda lontano dalla Luna. L’intervallo giusto? Tra mezzanotte e l’alba, meglio se verso le 2–3 del mattino. Non inseguire la scia: lascia che sia lei a trovare te. (E — nota a margine — le Perseidi si vedono già stasera e anche nei prossimi giorni: il calendario è un pretesto, non un dogma).

E il desiderio? Facciamo così: niente miracoli a buon mercato. Un desiderio è un impegno con se stessi, detto sottovoce al cielo per avere un testimone imparziale. Se poi una scia lo timbra, meglio; se non arriva, resta valido lo stesso. In fondo, la stella non cade: cade un’alibi. E noi ci rialziamo un po’ più leggeri.