Alpe e metropoli: il controcanto di Bodo Hell

A un anno dalla sua scomparsa, l’autore senner riempie ancora oggi le navate della letteratura sperimentale tedesca.

LETTERATURA

by Martin J. Osburton

8/11/20252 min leggere

Traiettoria bifronte – Nato a Salisburgo il 15 marzo 1943, Hell debutta al Mozarteum sulle tastiere dell’organo, poi emigra nell’alveo cerebrale di Vienna per studiare cinema, filosofia, germanistica e storia. Questa formazione a “doppia elica” – ordine musicale e disordine semiotico – diventa la matrice di una prosa che procede come un contrappunto bachiano: tema, variazione, fuga. Lo spartito di Dom Mischabel Hochjoch (1977) inaugura una scrittura che incastona termini tecnici, giochi di sintassi e tresche d’archivio, trasformando l’inventario oggettivo in narrazione pulsante. Il lettore è così chiamato a un ascolto polifonico: ogni frase rimbalza tra il logos universitario e l’udito corporeo, come se le righe fossero tasti d’avorio premuti da una mente in costante modulazione.

Alpestre contrappunto – Da oltre quarant’anni Hell migra stagionalmente verso la Grafenbergalm sul Dachstein, dove pascola capre, munge, produce formaggio. Lì, lontano dal frastuono di Ringstrasse, l’autore scopre che l’erba alta è un testo in fieri: la topografia diventa punteggiatura, il ruminare animale un metronomo. Nei radiodrammi e nei collage di Stadtschrift (1983) o 666 (1987) le latitudini rurali irrompono come interiezioni: nitrire, campanacci, fruscii di pioggia si fondono con elenchi del censimento agrario e citazioni filosofiche. Non c’è nostalgia bucolica, ma un realismo empirico che restituisce alle parole il sapore del latte crudo, dense e leggermente aspre.

Costellazione avanguardistaHell non vive in solitudine alpina: stringe dialoghi testuali con Friederike Mayröcker, Ernst Jandl, Liesl Ujvary, ma anche con fisarmoniche e clarinetti del collega‑musico Otto Lechner. I risultati percorrono i decenni: dal metapoema Begabte Bäume (2023) alla partitura corale di installazioni urbane, tutti segnati dalla cosiddetta “prosa parallela”, miscela di dati, humour e ritmo. La critica lo insignisce presto: Rauriser Literaturpreis (1972), Erich Fried‑Preis (1991), Berliner Literaturpreis (1998), fino al Österreichischer Kunstpreis für Literatur (2023). Ogni premio sembra certificare la stessa intuizione: la lingua è legno vivo, va intagliata con l’ironia di chi sa che perfino un registro catastale può diventare canto.

Disparizione e riverbero – L’11 agosto 2024 Hell sparisce sul Dachstein: tre giorni di ricerche, poi il silenzio ufficiale, quasi fosse evaporato tra foschia e versanti. Ma la pagina bianca lasciata dal corpo è subito occupata da un eco corale. Nel 2025 il documentario HELLwach – Hommage an Bodo Hell di Carola Mair debutta al Crossing Europe di Linz, intrecciando riprese di capre, reading in dialetto e rullate di tamburi: il ritratto di un autore che ha trasformato la montagna in camera di risonanza per la letteratura. Così, nell’assenza, Hell continua a dettare tempi e silenzi: nelle sonate dei giovani sperimentatori alpini, nel formaggio che stagiona a quota 1800, nelle librerie dove le sue opere ricompaiono con la stessa imprevedibilità delle valanghe di fine stagione. Quando la parola si fa corpo d’aria, l’unico modo di ritrovarla è inspirare più a fondo.