Jovanotti, il silenzio che brucia
Dal palco di Fusine allo scontro sui social: quando la neutralità diventa un atto politico.
POLITICA
by Martin J. Osburton
8/4/20252 min leggere


Capita che un verso non basti più. Capita che il microfono pesi più di una pietra. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, l’ha scoperto fra i monti di Fusine, di fronte a cinquemila volti e a un nugolo di bandiere palestinesi, dicendo: “Non ho niente di intelligente da dire… quindi non dico niente”. Una pausa che oggi fa più rumore di un riff di chitarra elettrica.
Il palco e l’abisso. Jovanotti avrebbe voluto rifugiarsi nella musica. Non ci è riuscito. Parole poche, eco infinta. Quel “non dico niente” è rimbalzato sui social con la velocità di un drop digitale. Due frasi, una scelta. E una voragine sotto i piedi.
L’assalto dei “custodi della morale”. Il primo a scagliare la pietra è stato Pablo Trincia: “Da te mi aspettavo di più su Gaza”. Messaggio secco. Nessuna emoticon di pace. Subito dopo è arrivata la staffetta di opinionisti che, in Italia, fa la voce grossa ogni volta che qualcuno tenta la terza via. O con noi o contro di noi. Nessuno spazio per l’“eh, però”.
Selvaggia & Co.: cronache di una gogna annunciata. Selvaggia Lucarelli – spesso tagliente quanto un climax heavy metal – prima lo bacchetta, poi, a 48 ore di distanza, lo difende: “Attaccarlo ancora è inutile, soprattutto se il silenzio di tanti resta colpevole”. Un dietrofront che conferma la regola aurea dell’entertainment patriottico: il dibattito non è sui fatti, ma sulla postura. Breve. Brusco. Binario. Fine dei convenevoli.
“Genocidio” e altre parole che scottano. Pressioni? Infinite. Jovanotti, incalzato, sposa la retorica dominante: parla di genocidio, punta il dito contro Netanyahu, rientra – almeno in parte – nell’abbraccio dei giusti. Intanto giuristi ONU, accademici israeliani e ONG ribadiscono la parola tabù: genocide is unfolding. Il cantante ritrova l’applauso di una metà del pubblico. Perde l’altra metà. Così funziona la piazza digitale.
Il prezzo del coraggio (e del silenzio). In Italia dire ciò che pensi può costarti contratti, amicizie, quattrini. Avere le ‘palle’ – per usare il lessico di chi vive nei bassifondi – significa anche accettare di restare nei bassifondi. Meglio mordere la lingua? Forse. Ma ogni morso lascia una cicatrice.
Il caso Jovanotti non insegna nulla che non sapessimo già. Ricorda – con feroce chiarezza – che, nel Bel Paese, la libertà di stonare è ancora più rara di un accordo di pace in Medio Oriente. Chi accetta di suonare una sola nota, suonerà sempre in playback. Chi accorda la chitarra a orecchio, invece, rischia la scomunica ma resta vivo – davvero.
Riflessioni
Uno spazio per pensare oltre la superficie.
Creatività
martin@osburton.com
+?? ??? ??????? - vuoi sapere il mio numero di telefono ? Clicca qui.
© 2025. Tutti i diritti sono riservati.