Oltre il marciapiede: la città che smonta le sue barriere (mentali e fisiche)
Un piano di venti chilometri di accessibilità, bus a chiamata e una villa-rifugio: ma la sfida più dura resta nelle abitudini quotidiane.
DISABILITÀ
by Martin J. Osburton
8/1/20252 min leggere


Sulla scia dell’articolo odierno (1° agosto) de «L’Adige», che racconta l’impegno del Comune di Arco nello ‘sbarrieramento’ e nell’inclusione delle persone con disabilità, il progetto c’è e il budget pure; eppure il vero muro (come sempre ahimè) si misura ancora in centimetri di pregiudizio. Resta da chiedersi: la nuova stagione di ‘sbarrieramento’ saprà trasformare quei bei disegni in libertà concreta?
Il cantiere della cittadinanza. La giunta vara il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) – obbligatorio dal 1986 ma spesso lettera morta – per mappare e rendere accessibili oltre 20 km di strade, piazze e marciapiedi. Il cronoprogramma prevede rilievi con GPS, tavoli con associazioni di categoria e una serata pubblica con scuole e commercianti. L’obiettivo? Universal design non come slogan, ma come metrica urbana.
Una villa che apre le porte. Mentre i tecnici disegnano rampe e percorsi tattili, una storica dimora comunale verrà riconvertita in mini-alloggi di emergenza per donne sole, persone separate e famiglie fragili. Un piano dedicato alle urgenze abitative, un altro a laboratori sociali: la «casa-ponte» che mancava tra strada e autonomia.
Mobilità inclusiva, libertà on demand. A fianco delle opere murarie corre il potenziamento del servizio Bus&Go: più fasce orarie, nuovi mezzi e copertura annuale. Gli utenti sono già cresciuti di 5000 corse in dodici mesi; tanto che altri capoluoghi si sono messi in fila per «copiare» il modello. Il messaggio è semplice: senza trasporto accessibile, la città resta un puzzle mancato.
Norme vecchie, ostacoli nuovi.
Legge 41/1986: obbliga tutti i comuni a dotarsi di un PEBA. I recenti fondi ministeriali danno priorità ai comuni tra 5.000 e 20.000 abitanti.
Legge 104/1992: estende il piano agli spazi urbani e ne ribadisce il carattere di diritto.
DM 236/1989: dettaglia pendenze, corrimano, larghezze e verifiche periodiche.
Eppure, quasi quarant’anni dopo, appena un comune su dieci in alcune regioni ha un PEBA operativo – fotografia che fa tremare più dei gradini sbrecciati.
Il paradosso della rampa chiusa. Che succede quando la chiave della rampa «non si trova» o l’ascensore tattile è fuori uso da mesi? Scatta la seconda barriera, quella culturale. Per questo il piano prevede QR-code su ogni dispositivo: scatta una foto, parte il ticket, la segnalazione finisce nel report trimestrale. «Trasparenza o vergogna pubblica», dite voi. Intanto il nuovo Codice della Strada alza la multa fino a 990 € (e 6 punti patente) per chi occupa lo stallo disabili: la certezza della sanzione come lezione di civiltà. Possiamo chiamarla inclusione se serve un lucchetto – e qualcuno che lo trovi – per entrare in un ristorante?
Cinque leve per far saltare il tappo mentale.
Educazione civica nelle scuole e perfino ai corsi patente.
App civiche per segnalare barriere in tempo reale.
Micro-crediti e corsi obbligatori per gli esercenti che adeguano gli ingressi.
Bollino Blu ai locali virtuosi, lista rossa per chi ignora le regole.
Bilancio partecipato: il 10 % del fondo PEBA assegnato dai residenti disabili alle priorità vere.
Sono anni che ascoltiamo promesse lucidate a dovere: sbarrieramento, inclusione, diritti. Eppure, quando serve spingere una carrozzina su una rampa chiusa a chiave, quelle parole rimbombano come latta vuota. Il nodo non è (solo) nei soldi o nei progetti—è nella mentalità che permette a una serratura arrugginita di diventare muro, o a un parcheggio riservato di trasformarsi in parcheggio “creativo”. Finché la città non assorbirà l’idea che l’accessibilità è un dovere quotidiano—non un favore straordinario—ogni nuovo piano resterà carta lucida su cemento sghembo. E allora sì, continuiamo pure a disegnare rampe: ma ricordiamoci che la prima barriera da abbattere è quella che abita nella nostra testa.
#Accessibilità #PEBA #MobilitàInclusiva #CittàFutura
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