Trump alza la posta: 35 % alle merci europee, fino a 250 % sui farmaci. Bruxelles rischia di restare senza fiato

Il tycoon riapre il bazooka protezionista: «Quei 600 miliardi promessi dall’Europa agli States devono arrivare, altrimenti piovono tariffe». Un déjà-vu? Sì, ma stavolta l’asticella sale e l’UE scopre d’essere più nuda di quanto immaginasse.

POLITICA ESTERA

by Martin J. Osburton

8/6/20251 min leggere

Il messaggio è semplice, quasi brutale: 35 % di dazi su tutte le importazioni europee e un incredibile 250 % sui prodotti farmaceutici se Bruxelles non “onora” l’impegno (peraltro mai ratificato) a investire 600 miliardi di dollari nell’economia statunitense. In tre tweet e mezza conferenza stampa, Trump ha trasformato un’intesa ancora in bozza in un’arma negoziale ad alto impatto. Anche le testate economiche americane confermano la linea dura: persino i partner più allineati tremano davanti al maxi-balzello sui farmaci, settore dove Europa e Svizzera vantano surplus colossali.

Dietro lo schiaffo doganale c’è una dipendenza strutturale. Il vecchio continente acquista software militare, cloud e chip made in USA; senza Amazon Web Services o Microsoft Azure, persino la difesa europea faticherebbe a far girare i server. Lo ricorda con allarme la stampa specializzata che denuncia il rischio di «Cloud Act-shock»: i dati europei restano comunque a disposizione delle agenzie statunitensi. La sovranità digitale resta uno slogan, mentre i colossi a stelle e strisce custodiscono (e monetizzano) le chiavi di casa nostra.

Washington insiste: «Niente free-riders, comprate più hardware, più gas liquido, più F-35». Il recente “mega-deal” presentato alla Casa Bianca parla di “forniture militari strategiche” e di “regole d’origine robuste”. Tradotto: la NATO è ancora quella roba lì, ma pagata a rate (e interessi) dagli europei. Intanto il racconto pubblico si tinge di moralismo: sostenere l’industria a stelle e strisce diventa atto patriottico… americano, beninteso.

E l’UE? Sulla carta un antidoto esiste: l’Anti-Coercion Instrument (ACI), entrato in vigore a fine 2023 proprio per reagire a ricatti economici. Peccato non sia mai stato usato. Serve l’ok a maggioranza qualificata, indagini, consultazioni: mesi, forse anni. Nel frattempo, l’export europeo corre verso il muro, mentre i falchi a Washington mostrano i muscoli ora – non domani.