La rampa fantasma e il treno negato: quando il PEBA non basta

Dai progetti “senza ostacoli” alla stazione dove una sedia a rotelle rimane prigioniera del freddo (nel 2025): sbarrierare il cemento serve a poco, se la barriera più dura è nella testa.

DISABILITÀ

by Martin J. Osburton

8/5/20251 min leggere

Abbiamo celebrato piani, conferenze, finanziamenti. Abbiamo incorniciato il termine sbarrieramento come fosse un trofeo. Poi arriva una sera al Brennero: un uomo in carrozzina, treno soppresso, stazione inospitale, nessuna assistenza. Riecco la realtà che graffia i manifesti patinati. Potete leggere l’articolo precedente qui.

Il caso: binari senza uscita, dignità al gelo. Lo scorso fine settimana un passeggero disabile è rimasto ore sulla banchina del Brennero dopo la cancellazione dell’unico convoglio accessibile. Nessun passaggio alternativo, uscita impraticabile, perfino un rimprovero dal servizio d'emergenza 112 per “allarme improprio”. Alla fine, lo sblocco arriva grazie ai vigili del fuoco volontari, non al sistema ferroviario – segno che l’inaccessibilità è ancora una “normalità” tollerata. il Dolomiti

PEBA: la cornice normativa che non scaccia l’incuria. Dal 1986 la legge impone a ogni Comune un Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche; dal 1992 il perimetro si estende a strade e piazze. Sulla carta, l’Italia dovrebbe essere un tappeto continuo di rampe, ascensori e percorsi tattili. Nella pratica, appena il 40 % dei municipi ha un PEBA operativo, e i controlli sulla manutenzione restano sporadici. Associazione Luca Coscioni

Sbarrierare il mondo, aprire le menti. Paradosso: costruiamo scivoli d’alluminio, ma lasciamo lucchetti arrugginiti. Dipingiamo stalli riservati, ma li usiamo come parcheggi “creativi”. L’inclusione non finisce alla posa del corrimano: comincia nel gesto di chi lo mantiene funzionante, di chi libera un marciapiede, di chi si assume la responsabilità di dire “tocca a me aprire quella porta”.

Dal piano al quotidiano: tre domande scomode. Manutenzione – chi verifica che la rampa funzioni anche dopo il taglio del nastro? Assistenza – perché un viaggiatore deve sperare nei pompieri e non nel personale ferroviario? Cultura – serve davvero un’altra delibera, o serve insegnare a vedere l’accessibilità come diritto, non come favore?

Possiamo asfaltare ogni scalino, forare ogni muro, asfaltare ogni gradino. Se però la mentalità resta verticale, la città sarà sempre una torre senza ascensore. Forse è il momento di capovolgere la prospettiva: non chiediamoci più quante barriere abbiamo abbattuto, ma quante coscienze abbiamo sollevato.

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